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Ogni specie di viventi ha il problema se potrà continuare. La specie degli umani se ne è fatto un compito, che sinora ha risolto trasformando a proprio vantaggio l'ambiente di vita. Questa trasformazione consapevole è ciò che viene chiamato «lavoro». Due uomini segano un tronco e accompagnano il movimento delle braccia con suoni vocali. La produzione di questi suoni anche lo rende possibile. Quando il braccio si stanca, la voce può continuare. Può diventare sostitutiva del lavoro, con il risultato di ricordarlo e di comunicarlo ad altri. «Qualsiasi cosa può stare al posto di qualsiasi altra», ripeteva il mio primo maestro Silvio Ceccato, e diventarne il segno. Nasce così la sostituzione segnica. Lo studio e la riflessione sul significare è all'origine di ciò che alcuni storici hanno chiamato la «svolta linguistica della filosofia».